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dai GIORNALI di OGGI

martedì nello stabilimento sono morti tre operai

Tragedia Saras, ci sono quattro indagati

Sono il direttore dello stabilimento Guido Grosso e tre responsabili della Comesa: l'accusa è omicidio colposo

NOTIZIE CORRELATE

Proclamati altri due giorni di sciopero (27 maggio 2009)

"Oil", il film-inchiesta sulla raffineria (26 maggio 2009)

Tragedia alla Saras, morti tre operai (26 maggio 2009)

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martedì nello stabilimento sono morti tre operai

Tragedia Saras, ci sono quattro indagati

Sono il direttore dello stabilimento Guido Grosso e tre responsabili della Comesa: l'accusa è omicidio colposo

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Tragedia alla Saras, morti tre operai (26 maggio 2009)

CAGLIARI - Quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Cagliari per omicidio colposo plurimo in merito alla morte dei tre operai alla Saras. Sono il direttore dello stabilimento di Sarroch, Guido Grosso, e tre responsabili della società Comesa, il capo squadra Giannino Melis, il capocantiere Vincenzo Meloni e il direttore Francesco Ledda. Nella giornata di lutto regionale in memoria di Luigi Solinas, 26 anni, Daniele Melis, di 28, e Bruno Muntoni, di 56, tutti di Villa San Pietro, c'è stata una riunione tra i magistrati Maria Chiara Manganiello e Emanuele Secci, il procuratore capo Mauro Mura e il team di consulenti, al termine della quale sono partiti gli avvisi di garanzia. Atti dovuti, spiegano a palazzo di Giustizia, per consentire alle persone coinvolte di poter nominare i propri periti in vista dell'autopsia sui corpi, in programma venerdì.

AUTOPSIA - Il primo quesito riguarda la sostanza che ha ucciso in pochi secondi Solinas, Melis e Muntoni. Il punto è fondamentale per chiarire la catena di responsabilità: se nell'emoglobina dei tre operai sarà trovato zolfo vorrà dire che all'interno della cisterna la bonifica non era stata effettuata a dovere. Se nel sangue dovessero esserci tracce abnormi di azoto potrebbe invece significare che la bonifica dell'idrogeno solforato era stata eseguita, ma che la cisterna non era ancora pronta per le fasi successive di lavorazione. I risultati degli esami istologici e tossicologici richiederanno un paio di settimane e i corpi saranno restituiti alle famiglie probabilmente solo sabato. Dunque non è escluso che i funerali possano slittare a domenica.

28 maggio 2009

 

 

 

 

martedì il drammatico incidente in cui hanno perso la vita tre operai

Saras, altri due giorni di sciopero

Fermi i lavoratori della raffineria, presidio nel piazzale.

I Moratti incontrano parenti delle vittime. Parte inchiesta

Il presidio davanti ai cancelli della Saras (Ansa)

Il presidio davanti ai cancelli della Saras (Ansa)

CAGLIARI - A Sarroch è stato il giorno del dolore. All'indomani del tragico incidente sul lavoro nella raffineria Saras, in cui hanno perso la vita tre operai, le autorità del piccolo comune cagliaritano e quelle di Villa San Pietro, il paese delle tre vittime, hanno proclamato tre giorni di lutto cittadino a partire da mercoledì. Tutto il petrolchimico sardo è rimasto fermo per uno sciopero di otto ore proclamato da Cgil-Cisl-Uil, che hanno indetto per la settimana prossima un'assemblea nello stabilimento per discutere di sicurezza e infortuni. Il coordinamento di fabbrica ha poi deciso altre due giornate di sciopero dei lavoratori della raffineria di Sarroch e otto ore di astensione saranno effettuate nel giorno dei funerali, presumibilmente venerdì. Di fatto i lavoratori riprenderanno servizio lunedì. È stato anche deciso di bloccare a tempo indeterminato gli straordinari.

PRESIDIO NEL PIAZZALE - Davanti ai cancelli della Saras, su cui sono state legate tre rose rosse e tre rose bianche per commemorare i tre operai deceduti, si sono radunate dall'alba di mercoledì circa 2.500 persone. Nel piazzale, oltre a lavoratori e rappresentanti sindacali, anche qualche amministratore e politico, ma nessuna bandiera, né comizi. Il presidio organizzato dai sindacati all'ingresso della raffineria, la più grande del Mediterraneo, è stato composto e sobrio. "È sconcertante dover piangere tre vittime sul lavoro, morte nel giro di 15 secondi - ha detto il sindaco di Viia San Pietro, Matteo Muntoni -. Villa San Pietro, così come Sarroch è un paese strettamente legato alla realtà della Saras, è la nostra vita da ormai quarant’anni. Una morte improvvisa e incomprensibile che farà cambiare tante cose: mi chiedo cosa dirò a tutti quei ragazzi che vengono nel mio ufficio per chiedermi di intercedere presso le ditte che lavorano con la raffineria".

SINDACATI MOBILITATI - Intanto infuriano le polemiche sulla sicurezza. Secondo il segretario territoriale della Cgil, Nicola Marongiu, lo stop per manutenzione dell’impianto, inizialmente previsto per sette mesi, è stato rimodulato a 45 giorni a causa della crisi. E i sindacati confederali sardi Cgil-Cisl-Uil si preparano a proclamare lo sciopero generale in tutta l’isola, decisione che verrà presa nel corso di un vertice a Tramatza, e polemizzano con la Regione per i ritardi nella stesura del programma regionale per gli infortuni sul lavoro. Durissimo il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi: "La magistratura agisca e faccia come a Torino per la Thyssen, non si limiti ad esaminare quello che è avvenuto e iscriva nel registro degli indagati i vertici della Saras, se necessario anche i Moratti". La Fiom, la Fim-Cisl e la Provincia di Cagliari si costituiranno parte civile in un eventuale processo per accertare le responsabilità.

I MORATTI CON I FAMILIARI - Gianmarco, Massimo e Angelo Moratti, rispettivamente presidente, amministratore delegato e vicepresidente della Saras, hanno avuto un colloquio con i parenti di Bruno Muntoni, Daniele Melis e Luigi Solinas, i tre operai deceduti, nella casa parrocchiale di Villa San Pietro. All'incontro, strettamente privato, senza telecamere né dichiarazioni, erano presenti il parroco, i sindaci del paese e di Sarroch, il direttore generale, quello del personale e il responsabile della relazioni esterne dell'azienda petrolifera.

APERTO UN FASCICOLO - Nel frattempo, la procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un fascicolo contro ignoti. "Al momento non vi è nessuna ipotesi di reato. Pensiamo di formularla solo giovedì" ha precisato il procuratore capo del tribunale di Cagliari, Mauro Mura, dopo che si erano diffuse voci di un'ipotesi di omicidio colposo nei confronti di ignoti per l'incidente alla raffineria. Il magistrato - che in mattinata aveva confermato che le ricostruzioni giornalistiche dell'incidente coincidono grosso modo con quelle emerse finora nell'inchiesta - ha lasciato intendere che prima di procedere per una determinata ipotesi di reato gli inquirenti attendono i risultati dell'autopsia (in programma giovedì mattina) e dei primi accertamenti peritali. Martedì, in tarda serata, sono stati prelevati campioni di sangue dai corpi di Daniele Melis, Gigi Solinas e Bruno Muntoni, rimasti asfissiati - secondo il primo esame del medico legale - all'interno dell'accumulatore per la desolforazione degli idrocarburi di cui avrebbero dovuto curare la manutenzione. Sono diversi gli aspetti da chiarire: se il megaserbatoio dove hanno trovato la morte i tre operai fosse stato adeguatamente bonificato da residui di anidride solforosa prima della manutenzione; se i tecnici deceduti avessero i permessi per procedere all'operazione di routine di pulizia; se i tre indossassero gli appositi segnalatori della presenza di C02 e H2S nell'aria. La procedure non prevede l'uso di mascherine di protezione né, d'altra parte, quella antipolvere indossata dal terzo operaio entrato nella megacisterna per soccorrere i due compagni rimasti all'interno è servita a salvargli la vita. Elementi importanti emergeranno dall'autopsia affidata al medico legale Roberto Demontis.

IMPIANTO SOTTO SEQUESTRO - Il pm Chiara Maria Manganiello, intanto, prosegue i sopralluoghi nella raffineria per verificare che siano state rispettate le norme sulla sicurezza. Una parte dell'impianto Mhc1, quello dove avviene la desolforazione del gasolio e dove è avvenuto l'incidente costato la vita ai tre operai dell'impresa d'appalto Comesa (che conta 170 dipendenti), è stato posto sotto sequestro.

27 maggio 2009(ultima modifica: 28 maggio 2009)

 

 

 

 

 

L'AZIENDA HA SEMPRE SMENTITO L'ESISTENZA DI PERICOLI

"Oil", il film-inchiesta sulla raffineria

Un documentario uscito in gennaio riferiva di rischi per salute e sicurezza. La Saras ne ha chiesto il sequestro

MILANO - La Saras di Sarroch, la raffineria dove martedì sono morti tre operai impegnati nella pulizia di una cisterna nell'impianto di desolforazione, è finita appena sei giorni fa sotto la lente della procura di Cagliari. A suscitare l'attenzione dei pm, si legge su La Nuova Sardegna, un documentario che racconta le attività della raffineria e le presunte conseguenze sulla salute degli operai e degli abitanti di Sarroch. Il film-inchiesta, già nel gennaio 2009, denunciava i rischi per la sicurezza degli operai all'interno dello stabilimento e quelli legati all'inquinamento. Nel film di 70 minuti prodotto e diretto dal regista Massimiliano Mazzotta, un ricercatore fiorentino, Annibale Biggeri, sia pure con estrema prudenza, mette in relazione la percentuale dei decessi dovuti a malattie tumorali nella zona industriale attorno alla raffineria con l'attività degli stabilimenti. La Saras, che ha sempre assicurato di rispettare al massimo le norme di sicurezza nello stabilimento, ha presentato ricorso per chiedere il sequestro del film al fine di verificare se danneggiasse l'immagine della raffineria. A fine mese è fissata l'udienza in tribunale a Cagliari, davanti al giudice civile, sul ricorso per il sequestro.

IL FASCICOLO - Il procuratore capo di Cagliari, Mauro Mura, non ha confermato l'apertura di un'inchiesta giudiziaria, scrive La Nuova Sardegna, che però dà per certa l'apertura di un fascicolo. Confermata tra l'altro dallo stesso Mazzotta a Corriere.it (il video). Mura, aggiunge il giornale sardo, avrebbe visto il lungometraggio di Mazzotta in una delle proiezioni pubbliche e avrebbe subito incaricato due sostituti: "Dovranno - si legge - valutare se gli elementi di informazione contenuti nel film siano fondati e se possano emergere ipotesi di reato".

"NESSUN PERICOLO" - C'è da dire, come sottolinea il giornale sardo, che i vertici della Saras "hanno sempre smentito con decisione l’esistenza di pericoli per la salute legati all’attività produttiva dell’impianto di raffinazione. Nel corso degli anni - si legge su La Nuova Sardegna - altre rilevazioni epidemiologiche condotte dall’università di Cagliari e da autorevoli centri di ricerca hanno dato ragione all’azienda dei fratelli Moratti, i cui investimenti sulla sicurezza e sulla prevenzione sono stati sempre molto alti".

SEQUESTRO - A fine maggio intanto è prevista l’udienza davanti al giudice civile Vincenzo Amato sul ricorso per sequestro giudiziario del film-documento presentato dai legali della Saras. Gli avvocati della raffineria hanno precisato davanti al magistrato che la richiesta al tribunale civile riguarda il sequestro probatorio del dvd. In sostanza i vertici della Saras vorrebbero esaminare il contenuto del documentario per stabilire se danneggia l’immagine dell’azienda.

26 maggio 2009

 

 

 

 

L'IMPIANTO DI PROPRIETà DELLA FAMIGLIA MORATTI

Tragedia alla Saras, morti tre operai

Si trovavano in un impianto di desolforazione. Napolitano: "Cordoglio per le vittime"

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NOTIZIE CORRELATE

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I colleghi: "Morti per soccorrersi a vicenda"

L'impianto di raffineria Saras (dal web)

L'impianto di raffineria Saras (dal web)

CAGLIARI - Tre operai sono morti e altri due sono rimasti feriti martedì pomeriggio intorno alle 14 all'interno degli impianti della raffineria Saras a Sarroch (Cagliari). Le tre vittime, secondo le prime informazioni, stavano pulendo una cisterna in un impianto di desolforazione. Sono deceduti, l'uno per salvare l'altro, per asfissia, anche se non si esclude l'intossicazione da anidride solforosa. Daniele Melis, di 29 anni, Luigi Solinas, di 27, e Bruno Muntoni, di 56, erano tutti di Villa San Pietro, piccolo paese confinante con Sarroch. Muntoni era sposato e padre di tre figli. Il presidente e l'ad della Saras, Gianmarco e Massimo Moratti, hanno subito raggiunto Sardegna appresa la notizia. I Moratti hanno comunicato con una nota il "tragico evento" verificatosi presso la raffineria di Sarroch, esprimendo "profondo dolore".

I SOCCORSI - Sul luogo dell'incidente sono intervenuti medici del 118, ma per i tre operai era già tardi. Sulle cause della morte restano molti dubbi, che verranno chiariti dall'inchiesta della magistratura. Secondo il medico della Saras sarebbero morti per asfissia, cioè per mancanza di ossigeno. L'azienda assicura che la cisterna era stata bonificata con azoto lunedì sera, ma non è escluso che i tre abbiano respirato anidride solforosa. Da quanto si è appreso, i tre operai morti erano dipendenti della Comesa, una ditta esterna che lavora per la Saras e che ha in appalto alcuni lavori all'interno della raffineria. In queste settimane gli impianti sono interessati da una serie di interventi di manutenzione programmata.

LA RABBIA DEI COLLEGHI - Subito dopo l'incidente, i dipendenti sono stati invitati a mettere in sicurezza gli impianti e ad abbandonare lo stabilimento, e la Saras, esprimendo cordoglio ai familiari, ha sottolineato di attendere la ricostruzione dei fatti da parte delle autorità. Nel frattempo all'esterno cresceva la rabbia degli operai, passati dallo sgomento alla disperazione. Tante le accuse lanciate all'azienda sulla sicurezza, soprattutto quella di far svolgere le mansioni più pericolose alle ditte esterne e non ai dipendenti. "Rischiamo la vita tutti i giorni per 900 euro al mese - ha detto un operaio di

SCIOPERO - I sindacati parlano di morti annunciate e chiedono di accelerare l'entrata in vigore del testo unico sulla sicurezza. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per mercoledì uno sciopero di otto ore, l'intera giornata lavorativa, nello stabilimento Saras. Dalle 6 i lavoratori dell'area industriale, circa 3.000 persone, aderenti alle tre sigle sindacali si asterranno dalle attività. Come preannunciato da Nicola Marongiu, segretario della Camera del lavoro di Cagliari, lo sciopero riguarderà tutte le categorie operanti nella zona: chimici, metalmeccanici ed edili. "Non sappiamo se l'accumulatore dove i tre operai sono morti fosse stato bonificato", spiega Marongiu. "Certo, il gas che li ha uccisi non doveva essere presente al momento del loro ingresso della zona di accumulo, dove si svolge un particolare tipo di lavorazione sul gasolio". "La raffineria è un luogo ad alto rischio, non è prima volta che succedono incidenti mortali, ma mai erano stati di questa gravità. È un incidente gravissimo - ha detto il segretario generale della Cgil sarda, Enzo Costa - ma nessuno parli di fatalità, la pericolosità del sito era ampiamente nota".

LA STORIA - La Saras è stata fondata Angelo Moratti nel lontano 1962. Adesso è guidata dai suoi eredi. La società si occupa di raffinazione petrolifera e l'impianto di Sarroch, uno dei sei supersite d'Europa, lavora circa 300.000 barili al giorno, cioè il 15% dell'intera raffinazione in Italia.

IL CORDOGLIO - Unanime il cordoglio del mondo istituzionale e politico. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dalla prefettura di Firenze, dove ha partecipato a un convegno su Galileo Galilei, si è messo in contatto con il prefetto di Cagliari per avere ragguagli sulla dinamica del grave infortunio. Il capo dello Stato ha pregato il prefetto di sprimere ai familiari delle vittime la sua vicinanza e il suo cordoglio a nome di tutto il Paese. L’incidente è "una ennesima tragica notizia" ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in occasione del convegno "Il lavoro che cambia" ha invitato i presenti in sala a tributare un minuto di silenzio. Anche l'Aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio per i tre operai morti a Saras. Tutti i gruppi sono intervenuti esprimendo cordoglio per la morte dei tre operai. "Il profondo cordoglio proprio personale e quello dell'intera Assemblea di Palazzo Madama" è stato espresso da Renato Schifani. Cordoglio anche dal segretario del Pd, Dario Franceschini, mentre il Governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci ha parlato di "tragedia immane". Concetti ribaditi anche dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ("ora sono doverosi i più attenti e scrupolosi accertamenti sulle responsabilita") e dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

26 maggio 2009(ultima modifica: 27 maggio 2009)

 

 

REPUBBLICA

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2008-05-29

Atti dovuti, spiegano dalla procura, in vista dell'autopsia sui corpi dei tre operai

L'esame del medico legale sarà decisivo per chiarire la catena di responsabilità

Saras, sono quattro gli indagati

Avvisi per omicidio colposo plurimo

Saras, sono quattro gli indagati Avvisi per omicidio colposo plurimo

CAGLIARI - Dopo la giornata di lutto regionale in memoria di Luigi Solinas, di 26 anni, Daniele Melis, di 28, e Bruno Muntoni, di 56, tutti di Villa San Pietro (Cagliari), gli operai morti martedì all'interno della raffineria Saras di Sarroch, quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Cagliari. Oltre al direttore dello stabilimento, Guido Grosso, sono stati raggiunti da avviso di garanzia per omicidio colposo plurimo anche i tre responsabili della Comesa, la società per cui lavoravano i tre uomini. Si tratta del capo squadra Giannino Melis, del capocantiere Vincenzo Meloni e del direttore Francesco Ledda.

Gli avvisi di garanzia consegnati ieri sono atti dovuti, come hanno spiegato a palazzo di giustizia, per consentire alle persone coinvolte nell'inchiesta di poter nominare i propri periti in vista "dell'atto irripetibile", l'autopsia, in programma oggi sui tre corpi. Una decisione dolorosa, quella di procedere alle perizie necroscopiche, ma indispensabile per far luce sulla vicenda. Il primo quesito posto al medico legale Roberto Demontis riguarda, infatti, la sostanza che ha ucciso in pochi secondi Solinas, Melis e Muntoni.

Il punto è fondamentale per chiarire la catena di responsabilità: se nell'emoglobina dei tre operai sarà trovato zolfo al posto dell'ossigeno vorrà dire, ha spiegato un medico specializzato in medicina del lavoro e tossicologia, che all'interno della cisterna c'era ancora idrogeno solforato e che quindi la bonifica non era stata effettuata a dovere. Se nel sangue dovessero esserci tracce abnormi di azoto potrebbe, invece, significare che la bonifica dell'idrogeno solforato era stata eseguita, ma che la cisterna non era ancora pronta per le fasi successive di lavorazione.

Il medico legale potrebbe già oggi consegnare una prima relazione ai magistrati inquirenti, ma i risultati degli esami istologici e tossicologici richiederanno sicuramente un paio di settimane. I corpi saranno restituiti alle famiglie probabilmente solo sabato. A questo punto non è escluso che i funerali possano slittare a domenica.

(29 maggio 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Asfissiati da gas tossici. Il primo è caduto nel serbatoio; i compagni hanno tentato di intervenire

L'incidente alla Saras di Sarroch (gruppo Moratti), una delle più grandi d'Europa

Sardegna, tre morti in raffineria

"Hanno cercato di salvarsi a vicenda"

Dipendenti di una società che ha in appalto la manutenzione. Il cordoglio di Napolitano

Sardegna, tre morti in raffineria "Hanno cercato di salvarsi a vicenda"

L'ingresso della raffineria Saras

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Multimedia

* LA MAPPA

* LA SCHEDA: 18 morti in due anni

* L'AUDIO: il segretario della Cgil sarda

* LE IIMAGINI

* IL VIDEO denuncia

CAGLIARI - Sono morti in tre nella grande raffineria Saras a Sarroch vicino a Cagliari. Il primo è caduto nel serbatoio asfissiato da gas tossici; gli altri due hanno perso la vita perché volevano salvare il compagno. Dovevano pulire un serbatoio dell'impianto di desolforazione. I vapori letali non hanno lasciato scampo. Alla squadra apparteneva un quarto collega, Gianluca Fazio, intossicato anche lui, ma sopravvissuto: "Il primo ad entrare nella cisterna è stato Pierluigi Solinas, Gigi come lo chiamavamo tutti. Doveva controllare quali strumenti portare per iniziare il lavoro. Si è sentito subito male ed è cascato dentro la cisterna. Ho tirato la corda che lo legava ma non riuscivo ad estrarlo. Un operaio lì vicino ha chiamato gli altri due. Bruno - Bruno Muntoni - non ci ha pensato su ed è entrato ma i vapori hanno ucciso anche lui. Allora è toccato a Daniele Melis che ha indossato una maschera antigas e si calato nel serbatoio, ma è successo qualcosa e anche lui è morto".

Doveva essere un'operazione di routine. Era un'operazione consueta quella ordinata questo pomeriggio agli operai nella grande raffineria Saras della Sardegna. Pulire un serbatoio ma la routine si è trasformata in tragedia. I medici del 118 ma non hanno potuto che constatare il decesso in attesa del medico legale, che dovrà accertarne le cause, e del magistrato di turno cui spetterà il compito di indagare sull'incidente.

Sciopero di otto ore. I tre lavoratori erano dipendenti di una ditta esterna, la Co.me.sa. srl, 170 persone, specializzata proprio nella manutenzione di impianti industriali. Bruno Muntoni, 56 anni, sposato e padre di tre figli; Daniele Melis, 28 anni, e Pierluigi Gigi Solinas, di 27, erano di Villa San Pietro, paese a 30 chilometri da Cagliari e pochi chilometri dagli impianti della Saras. Domani la raffineria resterà chiusa: Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero di otto ore.

"Rischiamo la vita per 900 euro". Già due anni fa, in quella stessa raffineria, morì un altro operaio schiacciato da un crollo di pesanti tubi. "Rischiamo la vita tutti i giorni per 900 euro al mese", denuncia un dipendente di una ditta appaltatrice a cui appartenevano i tre operai morti intossicati. "Facciamo turni massacranti e senza riposi. Non si può morire così".

"Qualcuno non ha bonificato il serbatoio". Il segretario generale della Cgil sarda, Enzo Costa, punta l'indice sulla mancata bonifica dell'impianto: "L'unica cosa certa che si può dire è che i tre operai sono stati ammazzati dal gas. Per entrare in un serbatoio come quello, servono prove di esplosività e bonifiche che forse non sono state fatte".

Raffineria tra le più grandi d'Europa. La raffineria Saras appartiene al gruppo della famiglia Moratti, è tra le più grandi d'Europa: rappresenta circa il 15% della capacità totale di raffinazione in Italia, 110 mila barili raffinati al giorno, 1.100 persone impiegate. In queste settimane gli impianti sono interessati da una serie di interventi di manutenzione programmata. La società ha espresso immediatamente il dolore e il cordoglio per l'accaduto. I fratelli Massimo e Gianmarco Moratti sono partiti subito per la Sardegna: "Vogliamo stare vicino alle famiglie dei tre lavoratori e alle maestranze della società".

Il cordoglio di Napolitano. Il presidente della Repubblica ha espresso ''partecipazione e vicinanza'' ai familiari dei tre operai morti. Giorgio Napolitano, oggi a Firenze, ha avuto un contatto telefonico con il prefetto di Cagliari a cui ha chiesto informazioni sull'incidente. "Un'ennesima tragica notizia", ha detto il presidente della Camera. Partecipando al convegno ospitato a Montecitorio "Il lavoro che cambia", Gianfranco Fini ha invitato i presenti in sala a tributare un minuto di silenzio alle tre vittime.

(26 maggio 2009)

L'UNITA'

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2009-05-29

Vittime alla Saras di Sarroch, quattro gli avvisi di garanzia

Quattro avvisi di garanzia per omicidio colposo plurimo. I destinatari sono il direttore dello stabilimento Saras di Sarroch, Guido Grosso, e tre responsabili della società Comesa, il capo squadra Giannino Melis, il capocantiere Vincenzo Meloni e il direttore Francesco Ledda. È il primo sviluppo dell'inchiesta della Procura di Cagliari sulla morte dei tre operai della Comesa avvenuta martedì scorso nella raffineria. E la serie di infortuni mortali sul lavoro si è allungata anche oggi con altre due vittime, una in provincia di Roma, l'altra nel ferrarese.

Nella giornata di lutto regionale in memoria di Luigi Solinas, di 26 anni, Daniele Melis, di 28, e Bruno Muntoni, di 56, tutti di Villa San Pietro (Cagliari), si è svolta una lunghissima riunione dei dei magistrati del pool "infortuni e malattie del lavoro" della Procura di Cagliari, Maria Chiara Manganiello e Emanuele Secci, col procuratore capo Mauro Mura e col team di consulenti al termine della quale sono partiti gli agenti di polizia giudiziaria incaricati di consegnare gli avvisi di garanzia. Atti dovuti, come hanno spiegato a palazzo di Giustizia, per consentire alle persone coinvolte nell'inchiesta di poter nominare i propri periti in vista dell'"atto irripetibile", l'autopsia, in programma oggi sui tre corpi. Una decisione dolorosa, quella di procedere alle perizie necroscopiche, ma indispensabile per far luce sulla vicenda.

Il primo quesito posto al medico legale Roberto Demontis riguarda, infatti, la sostanza che ha ucciso in pochi secondi Solinas, Melis e Muntoni. Il punto è fondamentale per chiarire la catena di responsabilità: se nell'emoglobina dei tre operai sarà trovato zolfo al posto dell'ossigeno vorrà dire, ha spiegato un medico specializzato in medicina del lavoro e tossicologia, che all'interno della cisterna c'era ancora idrogeno solforato e che quindi la bonifica non era stata effettuata a dovere. Se nel sangue dovessero esserci tracce abnormi di azoto potrebbe, invece, significare che la bonifica dell'idrogeno solforato era stata eseguita, ma che la cisterna non era ancora pronta per le fasi successive di lavorazione.

Il medico legale potrebbe già oggi stesso consegnare una prima relazione ai magistrati inquirenti, ma i risultati degli esami istologici e tossicologici richiederanno sicuramente un paio di settimane. I corpi saranno restituiti alle famiglie probabilmente solo sabato. A questo punto non è escluso che i funerali possano slittare a domenica.

Intanto Cgil, Cisl e Uil, dopo un confronto con Azienda, Confindustria e rappresentanti delle ditte d'appalto che curano gli interventi metalmeccanici, hanno trovato un accordo per permettere alle squadre di sicurezza e di bonifica ambientale di operare all'interno degli impianti e di essere reperibili immediatamente, condizione necessaria alla lavorazione dei prodotti petroliferi. I sindacati confederali hanno anche annunciato che nella giornata di mobilitazione del comparto industria, decisa per il 9 giugno, si parlerà anche della sicurezza in riferimento alla morte dei tre operai a Sarroch.

"Che Italia è un Paese dove gli operai muoiono nelle fabbriche e che ci pone tra i primi posti in Europa per questa tragica piaga", si è chiesto Rosario Crocetta, sindaco di Gela, arrivato a Sarroch per portare solidarietà agli operai della Saras.

La strage delle vittime sul lavoro però non si arresta, segnando altri due incidenti mortali. Un operaio romeno di 44 anni è morto a Jenne, in provincia di Roma, mentre lavorava in un cantiere per la ristrutturazione di un immobile del Comune, a 70 chilometri a est dalla Capitale, ceduto in comodato d'uso al Parco dei Monti Simbruini. L'operaio ha toccato un cavo elettrico: la scossa lo ha fatto precipitare da un'altezza di circa sei metri.

L'altro incidente mortale è avvenuto in Valle Pega nel territorio di Comacchio (Ferrara): un uomo di 43 anni è rimasto schiacciato sotto il trattore che stava utilizzando. La vittima, che era residente in provincia di Padova, gestiva un appezzamento di terra nella zona agricola comacchiese.

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

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